Qualche giorno fa, la Commissione Economica del Parlamento Europeo ha fatto un passo avanti nella definizione dei contenuti del corpo normativo, superando l’ostacolo della proposta che mirava a proibire progetti basati sulla proof-of-work, in relazione al tema del consumo energetico e della sostenibilità ambientale.  Il MiCA, quindi, dovrebbe disciplinare solamente tematiche fiscali e regolatorie delle crypto mentre la tematica ambientale correlata al mining sarà lasciata ad un’altra commissione.

Ma l’Italia? Il quadro di riferimento normativo italiano presenta una serie di rilevanti criticità che, ovviamente, hanno un impatto significativo sulle prospettive di sviluppo del settore economico legato alle crypto-attività. Infatti, manca qualsiasi disposizione di carattere fiscale dedicata agli asset crittografici, e ovviamente, alle criptovalute per prime. La conseguenza è che il tema del trattamento fiscale delle criptovalute, ma anche di altri tipi di asset digitali, come i token emessi nell’ambito di ICO e gli NFT, è affidato completamente all’interpretazione degli uffici dell’Amministrazione finanziaria. Rilevanti criticità, si hanno anche sul fronte della normativa antiriciclaggio: il D.Lgs. 125/2019 con riferimento alle valute virtuali, ha forzato la mano nel senso di un’estensione del suo campo di applicazione, al di là delle previsioni della normativa europea.

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